Con il dipanarsi della matassa delle indagini emergerà un affresco sfaccettato e sorprendente della società torinese dell'epoca. Con i poliziotti arrivati a Torino dal Sud che trascinano la loro quotidiana nostalgia del sole, dei sapori e dei colori del Mezzogiorno in mezzo a molte incomprensioni e diffidenze da parte dei torinesi; con il mondo fatto di piccole paure degli impiegati comunali e con la realtà dei milionari dell'epoca, annoiati, stufi, troppo raffinati e depressi per riuscire a trovare un equilibrio esistenziale. Si entra nelle gallerie d'arte dove a peso d'oro ti viene venduto un falso; nelle vite delle prostitute e dei loro frequentatori; nelle ville della borghesia, figlia di un mondo contadino che sta scomparendo e spaventata a morte dall'evolversi dei costumi, che ha portato le prostitute a "lavorare" sotto le loro case, a un passo da tutto quello che per generazioni è stato conservato e che adesso sembra minacciato dalla modernità. Ed è proprio in nome della paura di perdere i propri beni e la propria identità sociale che viene commesso l'omicidio dell'architetto, rivelando una volta di più al Commissario Santamaria quanto poco basti per portare a galla le pulsioni più violente nel più insospettabile degli individui.